Napoli e i suoi dolci sono famosi in tutto il mondo ma uno su tutti, la Sfogliatella, merita il primato sia nel gergo dialettale. Sia per la storia rappresentativa della città (perché in se racchiude svariati significati) e di certe attività, come attualmente per la Pasticceria Carraturo.

Ma tutto ha inizio quando nel Convento di clausura di Santa Rosa, nel XVIII secolo, una suora impegnata in cucina, per non buttare la semola avanzata cotta nel latte, ci aggiunse un po’ di frutta secca, zucchero e liquore al limone.

Il sapore piacque così tanto alla Madre Superiora che le chiese di stendere due sfoglie di pasta e usarlo come ripieno. Per contenere il tutto diedero alla pasta la forma di un cappuccio di monaco e la riposero in una ruota che usavano per offrire pasti ai villici che in cambio lasciavano qualche moneta.

In pochissimo tempo questo dolce così strano prese piede in tutto il territorio, piacque tantissimo al punto che i villici iniziarono a richiederlo alle suore. Ogni monastero all’epoca custodiva le proprie specialità dolciarie. Fù così battezzato con il nome della sua creatrice, Santa Rosa.

Innumerevoli le richieste anche tra i nobili. Una storia avvolta tra miti e leggende che ancora oggi sono contrastanti. Molti sostengono che la prima ricetta era stata elaborata da un cuoco lombardo e poi rivisitata. L’unica cosa certa è che questo dolce è diventato simbolo della tradizione culinaria campana è apprezzato in tutto il mondo.

Racchiude : “il sole, il mare , la preghiera.” Molti i tentativi all’epoca di rubare questa ricetta famosa. Si narra addirittura che Pintauro , un oste che viveva a Via Toldedo, fece diventare suora sua figlia con lo scopo di sottrarre questo segreto.

Moltissime ricette italiane sono nate proprio così. Insomma tante le leggende che rendono la cultura culinaria napoletana, unica al mondo.

Ma all’interno di edifici religiosi, così è riportata

Clementina Paone

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