Le tradizioni nelle festività comandate si susseguono in cucina usanze e soprattutto credenze per rispettare lo Storytelling del Food che si crea intorno le precedenti.

Così arrivati a Capodanno dopo tanti bivacchi compiuti nei giorni natalizi, le pance piene, le riserve e le tasche ormai quasi svuotate, oltre al poterci dedicare nell’imbastire un cenone di fine anno in ottica finger food capitalizzando tutti gli avanzi rimasti, c’è un qualcosa che, per buoni auspici, non può e non deve mancare come il famoso piatto di lenticchie e cotechino allo scoccare della mezzanotte.

Le origini di questa credenza, divenuta tradizione, risalgono all’antica Roma. Gli antichi romani, per augurare fortuna, regalavano la “scarsella”: un borsellino di cuoio( cotechino) con al suo interno monete (lenticchie), con l’augurio che si trasformassero in monete d’oro.

L’insaccato sembra avere un posto in secondo piano, quindi le importanti protagoniste sono le lenticchie, ma mai fermarsi alle apparenze, perché svariate motivazioni si susseguono nel percorso storico per ottenere tale riconoscenza. Tutto ciò è aiutato dalla forma tonda del legume, che ricorda infatti quelle delle monete. Infatti con esse c’è il grande augurio che aumentino, questo perché una volta cotte, aumentano considerevolmente di dimensione, rievocando quindi regala l’idea dell’abbondanza e della prosperità.

Infatti vanno mangiate con le mani perchè così si tastano i soldi, come augurio di fortuna e prosperità per l’anno che inizia, e non solo fantasticherie dell’attuale società del consumismo che vuole sempre di più.

Eugenio Fiorentino

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