Il Peperoncino in Storytelling del food mistico da oltreoceano

La narrazione dello Storytelling del food prosegue a tema Pepe. Questo appuntamento vedrà ospite di una narrazione ricca di storia e curiosità il Peperoncino.

Dal primo il secondo poi eccelle per modernità.

Tra i due ingredienti c’è consecutio  ma con le mode riuscirà a prevalere.

Questo bacca dal sapore piccante, nonché intrigante, rende l’ingrediente fondamentale nella cucina nostrana, come anche in quella internazionale. Conferisce alle pietanze che accompagna un sapore forte e deciso.

Ma che origini ha il Peperoncino, e come è giunto sulle tavole della cucina italiana? Lo Storytelling del food preannuncia un viaggio avventuroso e ricco di tradizione con il peperoncino protagonista. Sarà un itinerario coinvolgente e vivace, da batticuore perché inizia da pianta magica a spezia “emarginata” oltreoceano.

Lo Storytelling del food ci informa che le prime attestazioni dell’uso del Peperoncino risalgono ad epoche molto antiche. Da collocare ben 5000 anni prima di Cristo, e provengono da oltreoceano!

L’uso del Peperoncino era molto frequente presso le antiche civiltà dell’America Centrale e meridionale. Come sempre gli Aztechi, Maya e Incas, che la coltivavano come pianta sacra per curare i malati.

Tra le varie testimonianze che dimostrano quanto questo ortaggio fosse comune nella vita quotidiana la più affascinante è senza dubbio quella del villaggio Ceren. Questo era un antico insediamento distrutto dall’eruzione di un vulcano. Il Peperoncino era già usato nella vita di tutti i giorni. Dalle rovine però hanno conservato immagini e attestazioni che dimostra vari usi del, dall’uso come medicina a spezia per insaporire i cibi.

Con la scoperta delle Americhe, il peperoncino affrontò l’oceano e giunse in Europa con i conquistatori. All’inizio, proprio come accadde al suo cugino Peperone, non fu una spezia molto gradita presso i nobili.

Questi non ne apprezzavano il sapore molto piccante e pungente e nemmeno dalla Chiesa, che lo riteneva uno strumento fomentatore di “insani propositi”.

Per fortuna un pranzo Futurista farà come trampolino di lancio. Poi l’idea artistica si conferma in ottica gourmet.

Sia come presentazione che come ingrediente per il tocco di gusto in più..

 

Dunque, il ruolo del peperoncino, divenuto noto anche con il nome di “Pepe d’India” rimase relegato a quello di semplice pianta ornamentale. Sarà poi utilizzato all’inizio dai poveri per insaporire i loro piatti, al punto che fu soprannominato “spezia dei poveri”.

Bisognerà aspettare il Novecento perché il peperoncino riesca ad ottenere un posto di prestigio nei menù della Cucina italiana.

Del resto, la cucina povera ha sempre generato ottime e gustose idee. Infatti, proprio sulle tavole meridionali, in particolare in Campania e in Calabria divenne un importante insaporitore con cui si realizzarono anche nuove ricette.

A poco a poco il suo nome iniziò a comparire nei ricettari dei più importanti intenditori gastronomici dell’epoca. Un trampolino di lancio per il peperoncino fu il Futurismo, movimento culturale nato agli inizi del Novecento. Il suo rappresentante principale, Filippo Tommaso Marinetti, durante una delle manifestazioni, propose proprio un antipasto a base di peperoncini verdi.

Di lì a pochi decenni, apparirà nella ricetta per realizzare gli spaghetti aglio, olio e peperoncino. Si rivelerà un piatto semplice e gustoso, che in breve tempo ha conquistato le tavole d’Italia e di tutto il mondo.

Chiara Peluso

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