Friggere per cuocere e cucinare è da sempre la via più facile. Forse quella più gustosa e da Parola di Eugenio, così per la Frittura c’è uno Storytelling del food.
Deliziosa, fragrante e dorata, la frittura è sempre una buona idea per chi ama concedersi un pranzo sfizioso o magari veloce da consumare per strada. Anche come antipasto per una cena fuori o il maestoso pranzo della domenica.
Quest’usanza di cucina ha conquistato varie categorie di alimenti: dagli ortaggi, come carciofi, melanzane e fiori di zucca, a graminacei. Con i questi si realizzano i fritti principi della tradizione culinaria italiana. Che siano Crocché, Zeppole, Arancini e Frittatine di pasta.
Fino ai menù di pesce. Passando per alici, gamberi e calamari, squisiti con un po’ di limone, da scoprire.
Come non citare le patate che nella loro versione fritta conquistano tutti, dai più grandi ai piccini? Sebbene non proprio amica della linea, la frittura è una soluzione gustosa, apprezzata da tutti gli amanti della buona tavola. Ma come divenne così popolare?
Uno storytelling del food oltre i 2000 anni – dagli egizi
al dopoguerra.
Lo storytelling del food della frittura pianta le sue radici in epoche molto antiche, nell’antico Oriente. Infatti le prime attestazioni di cucina del fritto risalgono all’epoca egizia, intorno al 2500 a.C. Infatti, alcune testimonianze pittoriche, trovate sulla tomba del faraone Ramses II, mostrano come venissero preparate con la frittura pastelle di pane accompagnate dal miele. Un dolce di cui nell’antica civiltà si andava molto ghiotti. Questa pratica si diffuse anche tra gli ebrei, specialmente nel periodo di fuga dall’Egitto, e tra i Greci.
Le prime testimonianze scritte del “frigere” risalgono all’epoca romana. Sono fornite da Apicio, autore del trattato di cucina “De re coquinaria”, e circa un secolo dopo, dal poeta Marziale nei suoi epigrammi.
Ma nel Medioevo, grazie all’espansione araba. Infatti, a partire dal Medioevo in poi sono state raccolte testimonianze sull’usanza di friggere alimenti di vario tipo, tra cui carne e pesce.

La maggior parte veniva preparata friggendoli insieme al grasso animale, anziché nell’olio d’oliva, non preferito a causa del sapore troppo acre che dava alle pietanze. Intorno alla fine del ‘700 comparvero tra le pietanze cucinate nel fritto anche le amatissime patate.
Ma negli ultimi anni, la frittura ha conosciuto, o meglio recuperato, un suo volto anche dolce: regina dei dolci fritti è la Graffa.
Con il sapore dolce e levigato dello zucchero tempera l’acre della Frittura.
Regalando agli amanti del dolce una pietanza di cui è impossibile fare a meno. Magari anche da bombetta, carica di crema pasticcera

Non solo! Perchè come poi non citare le deliziose frittelle servite con nutella o crema di pistacchio, servite a fine pasto?
Una tradizione di mare e di terra, in pentola e in padella.
Sin dai tempi antichi si sono sempre distinte due principali modalità di friggere. Immergendo gli alimenti in una pentola di olio bollente,
metodo destinato alla produzione commerciale, o posizionando gli alimenti su una padella condita con olio o grasso, strumento utilizzato principalmente in famiglia. A Napoli, poi, la frittura conobbe un boom durante il dopoguerra: infatti, dato che i forni a legna erano costosi le persone preferivano cuocere i cibi friggendoli in pentola o in padella (in questo contesto nacque la famosa e amatissima pizza fritta).
A Napoli si sviluppò una vera e propria tradizione della Frittura. Tuttora in tutti i ristoranti della città può essere servita come antipasto e può essere gustata anche per strada come pasto veloce in un cuoppo, nella variante di terra o di mare. E per coronare un perfetto pranzo all’insegna della tradizione del food, una buona graffa come dolce è la soluzione ideale, qualsiasi gusto sia
.
Per altre storie che trasmettano un sapore di gusto avvolgente e prelibato basta seguire gli Storytelling del food ogni lunedì!
Chiara Peluso


